Parliamo di energia.
Perché è diventata così importante nella nostra vita di tutti i giorni?
Dipendiamo così tanto dall’energia che non possiamo davvero immaginare la nostra vita senza di essa. Ma come siamo arrivati ad essere così dipendenti da energie come il petrolio e la corrente elettrica?
Le nostre case sembrano essere sempre troppo calde o troppo fredde. Abbiamo bisogno dell’aria condizionata solo per poter stare tranquilli dentro.
Quando abbiamo un problema con le luci di casa, il gas o l’acqua la maggior parte delle volte non possiamo fare molto altro che chiamare qualcuno che le sistemi per noi.
Come siamo arrivati ad essere così dipendenti da tutto questo sistema?
Stiamo sicuramente vivendo un periodo molto interessante per il nostro pianeta, per la nostra società e per l’umanità in generale. L’idea di stato di comfort che abbiamo seguito con tanta intensità fino ad ora ci sta facendo del male e forse per la prima volta nella storia ce ne stiamo finalmente rendendo conto. Come un ragazzo che è stato viziato da bambino e ora vuole molto più di quello di cui ha bisogno, così noi vogliamo più di quello che abbiamo perché abbiamo rimpiazzato desideri con bisogni.
Ora che i prezzi di tutte le cose, e in tutto il mondo, stanno aumentando (mentre gli stipendi non aumentano per niente) stiamo facendo seriamente fatica a pagare le bollette. Molti di noi sono stati costretti a lasciare la casa in cui hanno vissuto per anni, a cambiare vita. Alcuni hanno intrapreso una vita nomade, lontana dalla maglia sociale che condanna chi vuole vivere onestamente e premia chi fa il furbo e frega l’altro.
Il vero problema è quanto dipendiamo da compagnie che dettano l’andamento della nostra vita. Per esempio sono loro che possono decidere se le nostre case si scalderanno o meno, sono loro ad avere questo potere, non noi.
Ma noi non dobbiamo davvero essere i loro schiavi, possiamo (dopo aver preso coscienza) allontanarci da questo gioco di forza e prendere il controllo dei nostri bisogni. Come? Diventato autosufficienti!
L’autosufficienza può essere la risposta a molti problemi che stiamo avendo al giorno d’oggi. Potremmo essere più in controllo sui consumi energetici, di acqua e di gas semplicemente aumentando la nostra consapevolezza. E qual’è il modo migliore per aumentare la consapevolezza se non avere più controllo verso di esso?
Ecco di cui abbiamo bisogno. Più controllo.
Più controllo verso le nostre vite.
Più controllo verso i nostri consumi energetici.
Per iniziare ad agire e tornare ad essere in controllo dei nostri consumi, delle bollette, non è poi tanto difficile. Un primo passo è sicuramente quello di staccarsi (almeno un po’) dalla rete. Come? Costruendo piccoli impianti, ricercando soluzioni alternative e sostenibili, pensando fuori da quella scatola a cui il pensiero comune ci ha abituato. Per esempio cosa possiamo realmente fare per rendere la nostra casa un po’ più calda in inverno e più fresca in estate? Possiamo costruire un collettore solare ad aria.
Un collettore solare non fa altro che immagazzinare calore solare nei tubi che disporremo in una teca di vetro per poi restituire il caldo in casa.
Questo è esattamento quello che sta facendo Luca Nicolini col suo progetto Consapevolmente – Energia Libera. Viaggia per l’Italia a bordo di un vecchio camper con lo scopo di educare le persone (di ecovillaggi, comunità o singoli) ad essere energeticamente indipendenti, a staccarsi dalla rete come si dice; se non completamente il più possibile.
Incontriamo Luca in Sardegna, prima ad un evento da lui organizzato in cui spiegava come dobbiamo iniziare a ragionare con le nostre teste, perché l’indipendenza parte dalle nostre idee prima di raggiungere le nostre azioni. Sentirsi liberi è fondamentale prima di poterlo essere veramente.
Dopo questa lunga ma forse necessaria introduzione al “pensare con la propria testa” seguiamo Luca per un’intera giornata tesa alla costruzione di un collettore solare ad aria.
Pensiamo di vedere i risultati della relizzazione di questo collettore già in poche ore ma non è così, a fine mattina stanno ancora costruendo il cassone di base su cui poi andranno montati tutti i tubi (dopo averli colorati di nero), i materiali riflettenti sui lati e quelli assorbenti sul fondo. Ma poi capiamo che anche quest’apparente “inefficienza tempistica” fa parte del gioco. Luca, infatti, fa pochissimo ma intenzionalmente: vuole che siano i partecipanti stessi a sporcarsi le mani e a imparare dai loro errori, lui è semplicemente lì per consigliare in caso di bisogno.
Noi di Silence Magazine ci aspettavamo uno di quei workshop dove dopo aver pagato una quota d’ingresso bisognava rispettare un tempo definito in cui si sarebbero mostrati tutti i passaggi per costruire questo collettore solare. Non è stato proprio così, nel senso che a fronte di tanti problemi (come il non saper come tagliare uno specchio per esempio) si è “perso” tanto tempo. Che poi forse perso non è stato perché nei momenti in cui si sbagliava in realtà si stava imparando, il gruppo si univa e poi si arrivava alla soluzione, insieme.
Ecco che questa è stata la lezione più interessante del workshop a cui abbiamo assistito. Il vedere come persone diverse, con esperienze di vita ed esigenze diverse fossero accomunate un qualcosa di molto importante: voler essere energeticamente autosufficienti.
Questa condivisione degli stessi valori ha fatto sì che si creasse una comunità. Infatti a differenza di altri workshop dove, finita la giornata, i partecipanti tornavano alle loro vite senza risentirsi, in questo caso le persone si tengono in contatto, rimangono “in connessione”.
Un’altra scelta di vita, forse un po’ più estrema ma sicuramente efficace è quella di lanciare un NO categorico verso ogni forma di consumismo (quindi anche energetico) a cui ci hanno schiavizzato nel corso di decenni di lenta assuefazione.
È quello che ha fatto un gruppo di ragazzi francesi trasferitosi nella campagna normanna appena terminati gli studi universitari.
Il loro stile di vita è davvero d’ispirazione seppur estremo perché ci hanno mostrato che si può star bene senza dover seguire i modelli consumistici adottati (o forse dovremmo dire: fatti adottare) dai giovani in questi decenni.
Come se non si potesse vivere senza avere internet o uno smartphone. Questi ragazzi non solo non li hanno entrambi ma hanno fatto anche un passo successivo: hanno smesso di usare la corrente elettrica e con esso tutti i dispositivi ad essa associati.
Quindi niente tv, computer, smartphone, videogiochi, film e musica a tutto volume. Questo non fa di loro dei cavernicoli, infatti vanno regolarmente al cinema del paese vicino (in bicicletta) e scambiano conoscenze e saperi col vicinato.
A sentir loro il vero guadagno di non usare la corrente elettrica sta nel rapporto che cresce con i vicini. Si scambiano prodotti, si vende e si regala, si fanno progetti concreti su cosa si può cambiare e creare sul territorio. Tutto sembra molto vero, molto giusto e concreto. Una cosa che l’energia elettrica ha invece allontanato con il suo viaggiare a grande velocità e collegare mondi diversi: ci ha fatto sognare, è vero, ma ha anche creato l’illusione che fosse meglio cambiare il mondo là fuori, là lontano ignorando quello che già si aveva intorno.